Restauro Scoletta del Santo – anno 2006

La inaugurazione ufficiale del restauro della Scoletta del Santo,  sede dell’Arciconfraternita del Santo, un gioiello cinquecentesco situato sul sagrato della Basilica, affrescato da Tiziano e dai maestri del Rinascimento padovano è avvenuta il 18 ottobre del 2006, dopo due anni di lavori, finanziati per circa un milione di euro dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, importante sostenitore più volte a fianco della Veneranda Arca del Santo durante il mandato 2006-2011. La Scoletta del Santo venne edificata nel 1427 per desiderio degli allora priori dell’Arciconfraternita che desideravano un luogo dove potersi riunire per sovrintendere alle molte attività caritative. Il primo edificio della Scoletta all’inizio del Cinquecento (1504) venne ampliato con la costruzione del piano sopraelevato. In circa un decennio vennero eseguite le diciotto scene che narrano i miracoli del Santo, di evidente derivazione dalle celebri tarsie bronzee eseguite dal Donatello per l’altare della Basilica. Tre scene infatti furono eseguite dal Tiziano tra il 1510 e il 1511: il Miracolo del piede riattaccato (1510), il Miracolo del neonato che parla e il Miracolo del marito geloso pentito (1511); al fratello Francesco si devono il Miracolo della Navicella la scena raffigurante il Miracolo del cuore dell’avaro con il Guardiano che distribuisce il pane ai poveri dipinto nel 1512. Tra gli artisti chiamati a decorare le varie scene, oltre appunto a Tiziano e al fratello Francesco, anche Gerolamo Tessari detto «Dal Santo», Domenico Campagnola, Bartolomeo Montagna, Gian Antonio Requesta detto «il Corona», Antonio Buttafuoco, Gian Martino Frangipani e Filippo da Verona. Tutte le esecuzioni, seppure appartenenti a diverse mani, concorsero in maniera uniforme a un effetto unitario di armonia e di equilibrio secondo il linguaggio misurato della classicità rinascimentale.

L’intervento di restauro eseguito si è concentrato sulle operazioni di ripulitura, restituzione e consolidamento degli affreschi. Oltre alle usuali operazioni di fissaggio degli intonaci e della pellicola pittorica, è consistito nella pulitura dei dipinti con metodiche specifiche atte a liberare la superficie cromatica dei dipinti non toccati negli anni Ottanta dalle sostanze estranee dannose, che con la loro ossidazione coprivano gli affreschi con un leggero velo biancastro. Le ridipinture e i vecchi ritocchi alterati sono stati rimossi. Gli affreschi restaurati negli anni Ottanta sono stati revisionati, leggermente puliti e liberati dai depositi superficiali accumulatisi negli anni. Le lacune dei dipinti sono state stuccate e reintegrate ad acquarello e le reintegrazioni pittoriche più recenti sono state registrate. Le tele sono state rinforzate, pulite e liberate dalle vecchie vernici ossidate e dai ritocchi alterati, quindi reintegrate e verniciate. I risultati del lavoro sono particolarmente significativi perché restituiscono solidità ai dipinti, nonché una chiara leggibilità e piena godibilità a un ciclo pittorico assai significativo.

Tra gli altri interventi di restauro che hanno interessato l’edificio, anche il rifacimento del manto di piombo e di coppi della copertura; la pulizia e il restauro delle pavimentazioni interne; il restauro degli infissi e dello scalone monumentale; la realizzazione del nuovo impianto di illuminazione; la sostituzione del vecchio impianto di riscaldamento con impianto a pompa di calore; la messa in opera di un nuovo impianto antintrusione.

I restauri sono stati eseguiti da Gruppi in ATI (2006) facenti capo a Gianluigi Colalucci e Carlo Giantomassi:

Conservazione e Restauro S.n.c. di GL. Colalucci e D. Bartoletti; Carlo Giantomassi e Donatella Zari S.n.c.; Tecni.co.r S.n.c.; Francesca Scirpa e Barbara Mazzetti, ditte individuali, e con la collaborazione delle restauratrici Giovanna Schiavone e Francesca Gastaldello. L’intervento si è svolto sotto l’alta sorveglianza della dottoressa Anna Maria Spiazzi Soprintendente per i Beni artistici e etnoantropologici di Venezia, Padova e Treviso, mentre per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha seguito i lavori Elisabetta Saccomani dell’Università di Padova. Direttore dei lavori è stato l’architetto Claudio Rebeschini. Descrizione tratta da “La Basilica nella Città” (Edizioni Messaggero Padova, 2011)

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