I lavori di restauro della Cappella dell’Arca sono iniziati all’indomani dalla traslazione del 12 aprile 2008, non appena ultimate le necessarie procedure. Il costo dei lavori, pari a circa 600.000 euro, è stato interamente sovvenzionato dai due enti finanziatori, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e Venetian Heritage, che hanno immediatamente aderito alla proposta avanzata dalla Veneranda Arca di S. Antonio sostenendo l’iniziativa con grande passione e condivisione. L’intervento di restauro è stato reso improrogabile dalla particolare collocazione della Cappella dell’Arca nel braccio sinistro del transetto della Basilica, motivata da ragioni storiche e devozionali legate alla contiguità all’antica chiesetta di Santa Maria Mater Domini, primo luogo di sepoltura del Santo. Ciò ha infatti posto una serie di problemi fin dalle origini della costruzione, determinati principalmente dall’orientamento della Cappella verso il quadrante settentrionale, il più esposto ai fenomeni di dilavamento meteorico e alle infiltrazioni di umidità. I medesimi fattori avevano già causato un accelerato degrado della prima versione della Cappella «tardo gotica» affrescata da Stefano da Ferrara nella seconda metà del Trecento, in forme molto simili alla Cappella di San Giacomo posta proprio all’estremità opposta del transetto della Basilica. Nel 1499 il Ministro generale dell’Ordine, padre Francesco Sansone, lasciò l’ingente somma di tremila ducati per un rifacimento completo della Cappella il cui stato di conservazione risultava già molto compromesso a poco più di un secolo dalla sua realizzazione. La scelta di realizzare nel Cinquecento il ricchissimo apparato plastico decorativo del sacello utilizzando principalmente marmi e bronzo, se da un verso rispondeva sicuramente ai canoni estetici del «pieno Rinascimento», dall’altro venne determinata sicuramente dall’orientamento di scegliere materiali resistenti e meno esposti agli effetti delle condense interne e alle infiltrazioni di umidità dall’esterno che, in quel sito, avevano rapidamente deteriorato un ciclo affrescato giudicato ammirabile dai contemporanei. Dopo ben cinque secoli, l’intervento di accurato restauro conservativo e di messa in sicurezza della splendida Cappella rinascimentale del Taumaturgo è ripartita da questi elementi diacronici, utilizzando e mettendo in campo tutte le risorse al momento disponibili, sia sul versante delle più avanzate tecniche del restauro, sia applicando con particolare lungimiranza i più accurati criteri della filologia del restauro che muovono necessariamente da una accurata analisi storica e diagnostica dell’esistente.
L’intervento esterno
Il risanamento e la messa in completa garanzia di tenuta del perimetro murario esterno che delimita e contiene l’apparato plastico decorativo marmoreo della Cappella era condizione fondamentale e irrinunciabile per procedere all’intervento conservativo dell’interno. Il progetto ha previsto un intervento di accurata manutenzione e risanamento dei paramenti in laterizi dell’esterno per un’altezza di circa dodici metri dal suolo, eliminando ogni possibile infiltrazione meteorica e/o ristagno di umidità.
Il cantiere esterno della Cappella dell’Arca. Uno degli obbiettivi primari posti nell’intervento di restauro era quello di risanare completamente le murature perimetrali eliminando ogni infiltrazione di umidità dall’esterno. Si è partiti da un’accurata verifica della situazione attraverso accertamenti e analisi diagnostiche che hanno permesso di individuare e rimuovere le cause anche dei fenomeni di umidità ascendente proveniente dalle Sottofondazioni delle murature che, inevitabilmente, danneggiavano e compromettevano la conservazione degli altorilievi marmorei dell’interno. Nell’esecuzione di questi lavori si è proceduto «filologicamente» con l’impiego di metodologie, tecniche di restauro e di materiali di tipo rigorosamente tradizionale. Contemporaneamente si è proceduto all’esecuzione dell’intervento interno, collaborando laddove sia risultato necessario e opportuno, all’integrazione, sia degli elementi diagnostici preliminari, sia all’effettuazione degli interventi coordinati al miglior esito possibile del procedimento.
L’intervento all’interno
Il perimetro interno della Cappella con i nove altorilievi marmorei raffiguranti scene della vita e miracoli del Santo si presentava offuscato e ingiallito da depositi di articolato atmosferico compattato, nero fumo da candele e incensi, trattamenti con materiali diversi avvenuti nel tempo (cere, resine artificiali e naturali, ecc.), macchie di ruggine, piccoli danni più o meno gravi e diffusi nella zona della zoccolatura e fenomeni di consunzione causati dall’intensa frequentazione dei devoti. In alcune parti dell’apparato decorativo – in particolare nell’angolo nord, nord-ovest – si riscontravano danni ai marmi causati da condense e umidità di varia derivazione. La magnifica soffittatura interna in stucco dorato, opera di Gian Maria Falconetto, e la facciata della Cappella prospettante verso l’interno della Basilica erano già state oggetto di un puntuale intervento di pulitura e conservazione effettuato nel corso dei lavori avvenuti in occasione del Giubileo del 2000.
Gli altri interventi eseguiti Oltre ai lavori sopra riportati che hanno interessato l’esterno e l’interno della Cappella sono stati inoltre effettuati altri interventi: un’attenta verifica della tenuta statica delle lastre e dei blocchi di marmo che formano l’apparato scultoreo perimetrale; l’accurata pulitura di tutte le superfici, previa verifica e consolidamento delle parti non coese, con rimozione di elementi estranei e superfetazioni improprie; la stuccatura e la microstuccatura delle parti fessurate e/o danneggiate funzionali alla continuità delle superfici, con la conseguente revisione estetica ottenuta attraverso idonee velature cromatiche delle varie parti per ridare omogeneità e integrità all’insieme. Trattamenti analoghi, con tecniche appropriate ai diversi materiali, sono stati eseguiti sui manufatti in bronzo e sugli argenti che ornano le superfici e i candelabri dell’altare contenente l’urna con il corpo del Santo. Su tutte le superfici e i materiali ripuliti e riportati all’originale splendore sono stati stesi appropriati protettivi di superficie, completamente reversibili, secondo la moderna concezione del restauro secondo cui ogni intervento debba essere sempre e comunque «reversibile» senza pregiudizio alcuno per l’originale esistente. La novità più straordinaria di questo restauro è stato il nuovo impianto di illuminazione, curato secondo un progetto innovativo, dal Dipartimento di illuminotecnica dell’Università di Padova. Per illuminare gli altorilievi, il soffitto e tutti i dettagli, sono state posizionate luci a led, soluzioni di illuminazione sostenibile e possono essere plasmate e dosate in moltissimi modi per colore e intensità. Queste luci sono completamente differenti dalle precedenti presenti in Cappella ed emanano luce bianca tarata sulla luminosità solare. Grazie a questo complesso e delicato progetto, la Cappella dell’Arca è ritornata all’originario splendore, restituita all’insieme della Basilica, ai devoti e ai pellegrini e infine alla città del Santo. I progetti di mantenimento e recupero del patrimonio artistico, svolti in stretto raccordo con realtà locali e in questo caso anche internazionali, hanno rappresentato un valore straordinario e distintivo per Padova e per il mondo intero, e hanno contribuito a rilanciare un’immagine positiva della città, conosciuta nel mondo come la «Città del Santo».