Pittore trecentesco Sant’Antonio e due offerenti – secolo XIV

Basilica di Sant’Antonio, pilastro a sinistra della controfacciata
Restauro sostenuto da Tecno Minuterie di Crivellari e Ceron s.n.c.
Intervento di restauro di Valentina Piovan, con Fiorenza Redi e Francesca Faleschini
Maggio 2018

L’affresco, che si trova nel presbiterio, sul pilastro angolo anteriore a sinistra, rappresenta sant’Antonio a figura intera su sfondo celeste; il santo, che veste il classico saio bruno, con la mano destra compie il gesto della benedizione e con la sinistra regge un libro. Ai suoi piedi in ginocchio compaiono le figure dei due devoti offerenti. Alle spalle, divisa dall’ingombro del santo, scorre la scritta “S. ANTONIUS”.
L’affresco risale al XIV secolo (strato sottostante forse del XIII secolo, con aggiunte posteriori cornice secolo XVII [?]), ed è conosciuta come la “vera effigie di sant’Antonio”.

Durante il restauro, dopo la rimozione del telaio che conteneva la vetrina di protezione, si sono messe a vista due fasce laterali caratterizzate da un azzurro vivace (azzurrite), ed un verde brillante (terra verde o malachite). Da piccole lacune dello strato scuro dello sfondo sono affiorati frammenti a vista di un pigmento a base di azzurrite a grana più grossa che fanno supporre che al di sotto dell’immagine attualmente a vista, ve ne sia una più antica, simile e forse senza donatori, di epoca duecentesca, coeva alla realizzazione del pilastro nella sua prima esecuzione.

La prima fase di restauro dell’affresco è consistita in una messa in sicurezza con consolidamento degli intonaci: garantita la stabilità dei substrati, è stato possibile procedere alla pulitura della superficie, in particolare in corrispondenza alle figure del Santo e dei donatori.
Di particolare interesse si è rivelata la pulitura dell’incorniciatura. Rimosso lo scialbo grigio superficiale, in accordo con la direzione lavori sono state mantenute a scopo documentario alcune porzioni della cornice a tempera posteriore (la lesena adiacente, che parzialmente la occulta, potrebbe indicare come possibile termine ante quem per la sua datazione di quest’ultima il rimaneggiamento seicentesco dei rivestimenti marmorei del presbiterio).
È stata quindi portata alla luce gran parte dell’originaria cornice affrescata, simile a quella dell’affresco Cristo si congeda da Maria della vicina Cappella della Madonna Mora: un dato capace di suscitare riflessioni sulle due redazioni e forse anche di posizionare l’affresco di sant’Antonio alla seconda metà del Trecento. Le affinità tra le due incorniciature si registrano a livello decorativo e cromatico: sola differenza rilevabile è il rapporto dimensionale ridotto.

Operazione strutturale importante è consistita nello smantellamento dalla lunetta e dalla tamponatura a sinistra dell’affresco delle malte distaccate.
Dopo accurata documentazione fotografica, lunetta e tamponatura laterale sono state livellate con malta di sabbia fine. Adeguata stuccatura hanno ricevuto anche le lacune dell’affresco e i numerosi fori del consolidamento.
L’affresco presentava complessivamente un discreto stato di conservazione della materia pittorica, probabilmente in più punti reintegrata nel corso di interventi antichi. L’integrazione pittorica si è quindi limitata a raccordare puntualmente abrasioni e stuccature al tessuto pittorico preesistente.
L’iscrizione col nome del Santo, data la rilevanza iconografica del dettaglio che richiedeva maggiore evidenza, è stata leggermente rinforzata con colore a calce. Da piccoli frammenti sembra che la scritta riproponga una più antica uguale sottostante.

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