Basilica del Santo: nuove tecnologie per proteggere le cupole

L’incendio che nel 2019 devastò la cattedrale di Notre-Dame di Parigi ha rappresentato per il mondo intero un doloroso promemoria della fragilità dei grandi monumenti storici. In pochi minuti secoli di arte e di fede furono messi in pericolo, mostrando quanto sia necessario, per edifici di tale valore, dotarsi di sistemi di protezione all’avanguardia, capaci di garantire la massima sicurezza senza compromettere l’integrità delle strutture.

Da questa consapevolezza nasce il progetto di ammodernamento e potenziamento del sistema antincendio della Basilica di Sant’Antonio a Padova con strumenti di ultima generazione promosso dalla Delegazione Pontificia, dalla Veneranda Arca di Sant’Antonio e dai Frati della Basilica, con il fondamentale contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

Padre Antonio Ramina Rettore Basilica del Santo

Le parole del Delegato Pontificio e del Rettore della Basilica del Santo

La responsabilità di custodire un luogo di culto amato in tutto il mondo è quanto sottolineano le parole di  S.E. Mons. Diego Giovanni Ravelli, Delegato Pontificio per la Basilica di Sant’Antonio in Padova:

«Un progetto come questo, che ha come obiettivo la messa in sicurezza delle cupole della Basilica sotto il profilo dell’antincendio, risponde al desiderio di poter garantire al massimo delle nostre possibilità l’incolumità di un edificio di culto così importante, che noi “ereditiamo” da chi ci ha preceduto nei secoli e che abbiamo la responsabilità di consegnare alle future generazioni di fedeli e pellegrini.
Sappiamo come Sant’Antonio continui ad attirare vicino al luogo della sua sepoltura molte persone, pellegrini e pellegrine da tutto il mondo; prendersi cura di questo santuario diventa dunque un segno di responsabilità nei confronti della fede e della devozione che nei secoli si è sviluppata senza interruzioni.
»

Sulla complessità architettonica delle cupole e sulla necessità di una tutela consapevole si sofferma p. Antonio Ramina, Rettore della Pontificia Basilica di Sant’Antonio, evidenziando il valore tecnico e simbolico dell’intervento:

«Anche chi frequenta da molti anni la Basilica del Santo rimane sempre sorpreso dai “segreti” che essa riserva. Non si vuole fare di ogni cosa un segreto, ma non è certamente sotto gli occhi di tutti il complesso sistema di travature lignee con cui sono realizzate le cupole. Un sistema visibile a pochi, di grande suggestione, che dura da secoli ma che, per il materiale con cui è realizzato, mostra anche la sua vulnerabilità in caso di incendi.

Il valore tecnico e simbolico dell’intervento

Certo, speriamo che mai accada, ma sappiamo anche come sia responsabilità di tutti fare il possibile affinché un capolavoro come le cupole della Basilica del Santo possa essere tutelato al meglio. Questo è stato l’intento della Delegazione Pontificia e della Veneranda Arca: poter realizzare un sistema antincendio che, nel rispetto di questo capolavoro architettonico, ne garantisse anche l’incolumità per il futuro.

Sant’Antonio, si potrebbe dire, ci ha protetto finora e speriamo continui a farlo per il futuro. Ma è segno di intelligenza e serietà poter adottare tutti i mezzi più efficaci per favorire la cura di uno dei santuari più visitati al mondo.»

Il Collegio di Presidenza della Veneranda Arca di Sant'Antonio

Collaborazione e innovazione: il ruolo della Veneranda Arca

Il tema dell’innovazione tecnologica e della collaborazione istituzionale emerge nelle parole dell’Ing. Fabio Dattilo, Presidente della Veneranda Arca di Sant’Antonio, il quale pone l’accento sulla visione condivisa e sulla responsabilità comune:

«Come Veneranda Arca esprimiamo la più grande soddisfazione per essere giunti a un primo traguardo importante di un percorso che continuerà nei prossimi anni. Questo progetto rappresenta un passo decisivo nel processo di efficientamento e miglioramento tecnologico dei sistemi di protezione della Basilica, nel solco di una tradizione di cura e attenzione che non si è mai interrotta.

La cronaca recente ci ricorda quanto il rischio d’incendio possa minacciare patrimoni di inestimabile valore, e anche per questo abbiamo sentito il dovere di intervenire con soluzioni all’avanguardia, in grado di garantire la massima sicurezza nel pieno rispetto dell’integrità storico-artistica del complesso antoniano.
È un risultato frutto di un impegno comune, reso possibile grazie alla piena sintonia tra la Delegazione Pontificia, i Frati della Basilica e la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che hanno creduto con la nostra Presidenza della Veneranda Arca di S. Antonio  nella necessità di un intervento capace di coniugare innovazione, tutela e senso di responsabilità verso il futuro.

Un sentito ringraziamento va anche alla Soprintendenza, che ha compreso fin da subito la delicatezza e l’urgenza del progetto, accompagnandoci con competenza e sensibilità lungo tutto il percorso di approvazione.»

Enrico del Sole, Fondazione Cariparo

La Fondazione Cariparo a sostegno della tutela della Basilica del Santo

Il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo si inserisce in questa visione comune, confermando il valore strategico di un progetto che unisce tutela e innovazione. Dichiara il Prof. Gilberto Muraro, Presidente della Fondazione Cariparo:

«La tutela del patrimonio storico-artistico richiede oggi competenze avanzate e soluzioni tecnologiche all’altezza della sua complessità. Il progetto di messa in sicurezza della Basilica di Sant’Antonio risponde a questa esigenza con un sistema antincendio di ultima generazione, capace di proteggere strutture lignee secolari senza alterarne l’integrità. La Fondazione Cariparo ha scelto di sostenere questo importante intervento per la sua capacità di coniugare prevenzione, innovazione e rispetto del valore culturale e spirituale di uno dei luoghi più significativi e amati del nostro territorio.»

Un intervento di grande rilievo, del valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro, che interesserà le cupole, il sottotetto, l’Archivio storico della Veneranda Arca e la Biblioteca Pontificia Antoniana, nell’ottica di un piano di protezione integrata che coniuga sicurezza, innovazione e rispetto del valore storico-artistico dei monumenti.

La realizzazione, affidata a imprese specializzate e condotta con tecniche di edilizia acrobatica per evitare l’uso di ponteggi invasivi, prenderà avvio entro la fine del 2025 e si concluderà entro la primavera 2026, in tempo per la tradizionale manifestazione del Giugno Antoniano”.

Il progetto prevede l’adozione della tecnologia Water Mist, sistema antincendio di ultima generazione già applicato in contesti di assoluto pregio, e si inserisce in un percorso di salvaguardia che guarda alla prevenzione come parte essenziale della tutela del patrimonio.

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Le cupole del XIII secolo: un patrimonio unico in Europa

Le celebri cupole della Basilica di Sant’Antonio a Padova, così caratteristiche del loro profilo architettonico, sono già ricordate nel XIV secolo da Giovanni da Nono. Lo studioso padovano racconta la traslazione del corpo di Sant’Antonio, avvenuta nel 1265, sotto la terza cupola di forma troncoconica, ispirata al Santo Sepolcro di Gerusalemme.

I documenti conservati presso l’Archivio storico della Veneranda Arca testimoniano numerosi interventi di restauro nei secoli, tra cui i più significativi dopo l’incendio del 1749. Le analisi condotte su malte e strutture lignee hanno tuttavia evidenziato materiali databili proprio al XIII secolo, confermando un’ipotesi già avanzata nel 2010 dalla Prof.ssa Giovanna Valenzano, Direttore del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova, docente di Storia dell’arte medievale e Presidente della Veneranda Arca di Sant’Antonio con delega al restauro e alle manutenzioni del complesso basilicale.

Secondo la studiosa, alcune delle cupole in muratura sono ancora quelle realizzate dal grande cantiere medievale.

«Le ricerche più recenti hanno messo in luce la sopravvivenza di travi lignee del XIII secolo: le cupole, costruite prima del 1263, nel tempo hanno subito modifiche e restauri, soprattutto nella parte superiore che, sopra le cupole in muratura, sostiene la “sopracupola” esterna in lamine di piombo che tutti ammiriamo. – spiega la Presidente ValenzanoNell’Archivio storico della Veneranda Arca si conservano centinaia di documenti che raccontano, lungo i secoli, la costante attenzione dedicata alla manutenzione e alla tutela di questo straordinario complesso architettonico.

Le ipotesi di una datazione anticipata delle strutture hanno trovato conferma nelle analisi dendrologiche condotte dal Politecnico di Zurigo su tutte le cupole: per le conoscenze odierne, rappresentano uno dei sistemi costruttivi lignei più antichi d’Europa.»

L’eccezionale importanza storica del sistema ligneo delle cupole del Santo

Una scoperta che rafforza la consapevolezza della eccezionale importanza storica del sistema ligneo delle cupole del Santo e della necessità della loro tutela.

Le cupole interne e le strutture verticali sono realizzate in muratura omogenea di mattoni, mentre la copertura esterna è sorretta da una complessa intelaiatura lignea in massello di larice, differente per forma e volume in ciascuna delle otto cupole. È proprio la presenza di queste strutture lignee che espone la Basilica – come molte altre architetture storiche – al rischio di incendi, un pericolo che nel corso dei secoli ha colpito edifici simbolici come il Palazzo Ducale di Venezia (1577), la Cappella della Sacra Sindone a Torino (1997), il Molino Stucky (2003) e, più recentemente, la cattedrale di Notre-Dame di Parigi (2019) e la Borsa di Copenaghen (2024).

«L’attuale intervento di efficientamento e potenziamento dei sistemi di sicurezza antincendio si inserisce in questa lunga tradizione di cura, e al tempo stesso pone Padova come modello di buone pratiche a livello internazionale nella conservazione e valorizzazione dei grandi monumenti storici», conclude la studiosa.

Fabio Dattilo Presidente Capo Veneranda Arca

Il progetto Water Mist per la Basilica del Santo: tecnologia e sostenibilità

La tecnologia scelta per questo importante lavoro di efficientamento è quella Water Mist, oggi tra le soluzioni più efficaci e sostenibili per la protezione degli edifici storici. Impianti basati su questo sistema sono già stati adottati in contesti di assoluto pregio come la Basilica di San Marco, la Scuola Grande di San Rocco, le Procuratie Nuove, Villa Pisani a Stra e Villa Contarini.

La scelta della tecnologia Water Mist è frutto di una valutazione approfondita delle migliori soluzioni oggi disponibili per edifici vincolati di grande valore storico. Dopo un’ampia ricerca e confronto con esperienze già consolidate a Venezia e in altri contesti internazionali, abbiamo individuato un sistema in grado di assicurare la massima efficacia antincendio con il minimo impatto sulle strutture e sugli ambienti – sottolinea l’Ing. Fabio Dattilo, in qualità di incaricato della Direzione dei lavori L’intervento sarà eseguito nel rispetto più assoluto dell’architettura originaria, senza interferire con la vita quotidiana della Basilica. Per operare all’interno delle cupole si ricorrerà a tecniche di edilizia acrobatica, che permettono di evitare ponteggi invasivi e garantire la sicurezza dei lavoratori e dei visitatori.

È un progetto complesso, ma condotto con la stessa trasparenza e cura che caratterizzano ogni attività della Veneranda Arca, in costante dialogo con la Soprintendenza e con tutte le istituzioni coinvolte.»

Il sistema Water Mist utilizza acqua nebulizzata ad alta pressione, che non viene erogata a diluvio ma sotto forma di una nebbia finissima. Questo consente un’elevata capacità estinguente, un impatto ambientale nullo, una drastica riduzione dell’ossigeno disponibile per la combustione e una maggiore sicurezza per gli ambienti vincolati.

L’utilizzo dell’edilizia acrobatica senza interferire con la vita quotidiana della Basilica

La scelta di un impianto water mist, sviluppato in Italia da Tema Sistemi SpA per la protezione della Basilica di Sant’Antonio da Padova, rappresenta la sintesi tra eccellenza ingegneristica, efficacia testata e rispetto delle peculiarità storiche e architettoniche dell’opera.

L’impianto progettato si distingue per compattezza ed efficienza. Il cuore del sistema è costituito da un gruppo di pompaggio ad alta pressione gestito da un PLC, appositamente programmato per garantire la sequenza di attivazioni. Gli ugelli utilizzati sono in grado di erogare a 100 bar una nebbia d’acqua composta da goccioline di dimensioni idonee, che cambiando stato e aumentando di volume permettono un elevato abbattimento del calore e una drastica diminuzione delle temperature, prevenendo l’auto-alimentazione del fuoco stesso.

Il sistema è stato scrupolosamente ingegnerizzato per semplificare le operazioni di manutenzione e ridurre in modo significativo i costi operativi nel tempo. Particolare attenzione è stata posta nell’eliminare ogni possibile fonte di innesco di tipo elettrico, posizionando tutte le apparecchiature in apposito locale tecnico lontano dalle cupole e dal sottotetto.

Costi, tempi e prospettive dei lavori

L’intervento, affidato alla ditta Tema di Taranto, specializzata in sistemi antincendio per edifici vincolati, prevede un investimento complessivo di circa 1,5 milioni di euro, integralmente sostenuto dalla Delegazione Pontificia, e dalla Veneranda Arca di Sant’Antonio, con il fondamentale contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo (850.000 euro).

Dopo una fase di studio, progettazione e prove tecniche, l’avvio dei lavori è previsto entro fine 2025 con la prima cantierizzazione dedicata all’Archivio e alla Biblioteca Antoniana; in seguito, l’intervento sarà esteso progressivamente alle otto cupole della Basilica.

L’operazione è stata condotta nel pieno rispetto delle procedure di evidenza pubblica, con la massima trasparenza e in costante confronto con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, che ha accompagnato tutte le fasi di progettazione e approvazione. L’impiego di tecniche di edilizia acrobatica, che permettono di lavorare all’interno delle cupole senza ricorrere a ponteggi invasivi, consentirà di mantenere invariata l’attività quotidiana della Basilica e di minimizzare l’impatto visivo del cantiere.

La conclusione dei lavori è prevista entro la primavera 2026, in tempo per il Giugno Antoniano, restituendo alla comunità un complesso monumentale ancora più sicuro e protetto, garantendone la conservazione per i secoli a venire.

Un gesto di responsabilità verso il futuro

La salvaguardia delle cupole della Basilica non rappresenta soltanto un’opera di tutela architettonica, ma un gesto di responsabilità verso un patrimonio storico, culturale e spirituale che appartiene all’intera collettività. Proteggerlo oggi significa assicurare che questo inestimabile lascito continui a parlare alle generazioni future.

Per informazioni
www.arcadelsanto.org

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